Formazione per project manager: 3 casi di successo in azienda

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La formazione per project manager non è solo teoria: può trasformare davvero la cultura e l’efficienza dei team di un’azienda. 

In questo articolo scopri 3 casi di successo – reali e documentati – che mostrano l’impatto della formazione sui risultati aziendali.

Casi studio sulla formazione project manager: il valore della prova concreta

La forza della prova sociale in ambito HR

Nel valutare nuovi investimenti formativi, i responsabili HR e L&D si confrontano spesso con un problema ricorrente: convincere la direzione con dati concreti. In questo contesto, i case study rappresentano uno strumento decisivo. Mostrare casi reali di aziende che hanno ottenuto risultati tangibili grazie alla formazione project manager – sia attraverso una certificazione PMP® o CAPM®, sia con percorsi interni strutturati – rafforza la legittimità della proposta e riduce la percezione di rischio.

Dati su aziende che formano: risultati concreti

Secondo il report Pulse of the Profession 2023 pubblicato dal Project Management Institute, le aziende che investono in formazione strutturata, inclusa la certificazione PMP® o CAPM®, hanno un tasso di successo nei progetti del 72%, contro una media del 54% nei casi di formazione occasionale o non allineata. 

Questo gap non è teorico: si traduce in tempi più brevi, budget rispettati, maggiore retention nei team di progetto e una cultura del lavoro più coesa.

Raccontare questi casi studio non è solo storytelling, ma un modo per guidare decisioni strategiche fondate su evidenza. Ed è ciò che questo articolo intende fare.

Caso #1: Intesa Sanpaolo e la cultura del project management

Sfida iniziale: coordinamento nei progetti digitali

Nel triennio 2023–2025, Intesa Sanpaolo ha avviato una delle più profonde trasformazioni digitali del panorama bancario europeo, con oltre 1.000 progetti in ambito IT, ESG, credito e innovazione (fonte: Piano d’Impresa 2022–2025).

A supporto di questa transizione, il Gruppo ha attivato un ampio programma di formazione interna e rafforzamento delle competenze progettuali, affiancando alla revisione dell’infrastruttura tecnologica (es. Isytech, Isybank, cloud migration) anche interventi su governance e gestione del cambiamento.

Il portale OTTOMILA!, ad esempio, ha accompagnato oltre 43.000 persone con iniziative personalizzate e replicabili. Parallelamente, sono stati assunti oltre 600 profili IT e promosse iniziative formative in collaborazione con partner accademici e tecnologici come Google, Microsoft, Fujitsu e Università di Berkeley.

Questo investimento sulle persone, in linea con gli standard internazionali di gestione dei progetti, ha rafforzato il coordinamento interno e il time-to-market, contribuendo a costruire una cultura progettuale trasversale.

Fonte: Intesa Sanpaolo – Bilancio di Sostenibilità 2023

Caso #2: Azienda IT e il potenziamento dei project manager junior

Sfida iniziale: la mancanza di metodo nei team in crescita

Una realtà italiana in forte espansione nel settore IT, attiva nello sviluppo di soluzioni ingegneristiche per commesse complesse in ambito Oil&Gas, Power Generation e Marine, ha affrontato un problema strategico: passare da una gestione dei progetti basata sull’esperienza dei singoli a una governance più strutturata, condivisa e replicabile.

Con l’ingresso di nuove figure junior nei team progettuali, è emersa l’assenza di un linguaggio comune e di una cultura del project management formalizzata. Questa lacuna generava ritardi in fase di pianificazione, comunicazioni frammentate e una visione parziale del ciclo di vita dei progetti.

Soluzione: percorso formativo personalizzato con GEMA Business School

Per rispondere a questa esigenza, l’azienda ha attivato un programma formativo su misura in collaborazione con GEMA Business School, basato sugli standard PMI®. Il percorso “Project Management Fundamentals” — articolato in 15 sessioni online per un totale di 60 ore – ha coinvolto un gruppo selezionato di project manager junior.

L’intervento formativo ha combinato teoria e pratica: 

  • strumenti concreti per pianificare, monitorare e controllare i progetti; 
  • focus su metodologie agili e predittive; 
  • workshop, simulazioni e sessioni verticali su stakeholder management e SCRUM.

Risultati: più autonomia, più coordinamento, cultura condivisa

Il programma ha generato un impatto evidente: le figure junior si muovono oggi con maggiore consapevolezza e ownership. I team sono più coordinati, le attività pianificate con maggiore rigore e la cultura del progetto è diventata un elemento distintivo del modo di lavorare. L’iniziativa ha gettato le basi per una gestione più matura, capace di rispondere con efficacia alle sfide di un settore in rapida evoluzione.

Fonte: GEMA Business School

Caso #3: Roche e la formazione su larga scala

Secondo fonti pubbliche e documenti ufficiali, Roche ha avviato un piano di trasformazione organizzativa su larga scala con l’adozione del framework SAFe® nei suoi team di ricerca clinica e business cross-funzionali.

Oltre 150 professionisti (inclusi membri dell’alta leadership, Team HR e Project Management) hanno partecipato a percorsi di formazione agile, workshop e coaching, con l’obiettivo di uniformare la cultura gestionale e accelerare il time-to-market dei progetti.

Le fonti riportano un miglioramento fino al 95% nella delivery on-time, a testimonianza dell’efficacia delle pratiche introdotte.

L’iniziativa ha favorito una più forte collaborazione tra team e un mindset agile diffuso, sebbene non siano stati comunicati numeri precisi sulle certificazioni PMP o CAPM conseguite.

Fonte: The Scrum Master – Roche Agile SAFe Case Study

Cosa imparare dai casi di successo (takeaway)

Formazione per project manager come leva strategica, non solo operativa

Dai casi analizzati emerge un messaggio chiaro: la formazione in project management è una leva strategica, capace di generare impatti misurabili su efficienza, collaborazione e time-to-market. Non si tratta solo di colmare lacune operative, ma di trasformare la cultura aziendale. In tutti e tre gli esempi – da Intesa Sanpaolo all’azienda IT, fino a Roche – il training ha rappresentato un punto di svolta per la gestione dei progetti complessi.

Certificazioni (PMP® e CAPM®) come catalizzatori culturali

Introdurre una certificazione PMP® o CAPM® all’interno dei team non significa solo ottenere un attestato. Significa creare un linguaggio comune, favorire l’allineamento tra reparti e responsabilizzare i ruoli chiave. Le certificazioni agiscono come catalizzatori: rendono visibile la leadership, accelerano la crescita interna e promuovono l’adozione di standard condivisi, anche in contesti agili o ibridi.

Investimento scalabile anche per PMI

Non serve essere una multinazionale per beneficiare della formazione. Anche realtà di medie dimensioni, come l’azienda IT protagonista del secondo caso studio, possono ottenere risultati tangibili attraverso percorsi su misura. 

Secondo il PMI Pulse of the Profession 2023, il 72% delle aziende che investono in formazione progettuale dichiara un tasso di successo nei progetti superiore alla media di settore. Oggi, grazie a programmi personalizzati e modelli formativi flessibili, è possibile avviare programmi di certificazione PMP® o CAPM® anche con budget contenuti.

PMP o CAPM? Come scegliere in base alla struttura del team

I casi studio analizzati mostrano come la formazione in project management possa essere modellata sulle esigenze specifiche delle organizzazioni. Ma come capire quale certificazione introdurre in azienda? La risposta dipende dalla struttura dei team e dal livello di maturità progettuale interno.

La certificazione CAPM® è ideale per profili junior, neolaureati, assistenti di progetto o figure operative che necessitano di un inquadramento metodologico solido. Introdurre la CAPM in team eterogenei consente di uniformare il linguaggio, chiarire ruoli e responsabilità e costruire una base comune per lavorare meglio insieme.

La certificazione PMP®, invece, è indicata per project manager con esperienza, responsabili di funzione e team leader. In questi casi, la formazione non serve solo a trasferire strumenti, ma a validare competenze di leadership, gestione del rischio e visione strategica. È la scelta naturale quando l’azienda gestisce progetti complessi o desidera rafforzare la governance interna.

Molte imprese optano per un approccio misto, calibrando le certificazioni sui diversi livelli di seniority. Questo permette di creare percorsi di crescita interni, valorizzare i talenti e costruire una cultura progettuale coerente, efficace e condivisa. PMP e CAPM, insieme, diventano così strumenti complementari per sviluppare team realmente pronti ad affrontare le sfide aziendali.

Domande frequenti sulla formazione per project manager

  1. Quali sono i vantaggi per le aziende che investono nella formazione dei project manager?
    Le imprese che puntano sulla formazione strutturata — con percorsi come la certificazione PMP® o CAPM® — vedono benefici concreti: maggiore efficienza nei progetti, riduzione degli sprechi, miglioramento della collaborazione. Secondo il PMI Pulse of the Profession 2023, il 72% delle organizzazioni ad alte performance investe in competenze progettuali formali.
  2. Esistono fondi pubblici per finanziare la formazione in project management?
    Sì. Strumenti come Fondimpresa, Fondirigenti o il Fondo Nuove Competenze permettono alle aziende italiane di accedere a finanziamenti per sviluppare competenze progettuali. Anche senza l’accesso diretto ai fondi, molte imprese scelgono di investire in percorsi personalizzati e progressivi, come dimostra il caso dell’azienda IT analizzato nell’articolo. In questo modo, è possibile strutturare la crescita interna anche in assenza di finanziamenti esterni, massimizzando l’efficacia attraverso programmi mirati.
  3. PMP e CAPM sono certificazioni adatte anche ai team aziendali interni?
    Assolutamente sì. Le certificazioni PMP® e CAPM® non sono riservate a liberi professionisti. Sempre più aziende le inseriscono nei piani di formazione interni per consolidare una cultura del progetto condivisa, allineata agli standard PMI.
  4. È possibile misurare il ROI di un piano formativo in project management?
    Sì, con metriche quali: % di progetti chiusi nei tempi/costi, riduzione degli errori di pianificazione, miglioramento del clima tra team. L’integrazione di una certificazione PMP® o CAPM® rende questi risultati ancora più tangibili e tracciabili.

Trasformare la cultura aziendale con la certificazione PMP o CAPM

I tre casi analizzati dimostrano come la formazione e la certificazione PMP® o la certificazione CAPM® possano diventare strumenti concreti di crescita, innovazione e allineamento strategico. Dalle grandi imprese alle PMI, investire in percorsi mirati consente di costruire team più autonomi, competenti e capaci di affrontare progetti complessi con maggiore efficacia.

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